Massimo impegno dell’Amministrazione Comunale nell’attivazione di tutte le misure preventive atte a tenere indenne l’agro di Andria dal rischio di propagazione della xylella.

Il Sindaco, avv. Giovanna Bruno, chiede l’impegno di tutto il mondo agricolo a fare quanto necessario, in termini di buone pratiche agronomiche e colturali, per tenere puliti i terreni, le siepi e gli argini stradali dalle erbe infestanti che, durante il periodo di sviluppo della così detta “sputacchina”, sono l’habitat naturale di crescita cui segue l’attacco agli olivi e alle altre specie.

Il Sindaco, avv. Giovanna Bruno, per parte sua, firmerà un’ ordinanza per richiamare e confermare – come segnala anche un ordine del giorno presentato dal consigliere comunale, Giovanni Vilella, del gruppo consiliare AndriaLab3, ed approvato dal Consiglio Comunale nella seduta del 9 marzo – “l’obbligo per i proprietari dei fondi di tenerli in ordine”.

Altrettanto accadrà ai margini delle strade di competenza comunale e farlo, sia sui fondi privati che nelle aree pubbliche, “è decisivo – spiega il Sindaco, insieme all’assessore all’Agricoltura, Cesareo Troia – per tenere lontana la sputacchina e non mettere a repentaglio un patrimonio olivicolo secolare che non ha eguali.

Il nostro primato di capitale mondiale nella produzione olivicola deve essere difeso dai nostri agricoltori e da noi andriesi, ognuno per la sua parte.

Insieme all’ordinanza sindacale, un impegno che avevamo preso anche con le organizzazioni che avevamo incontrato in occasione della candidatura del Comune all’iniziativa nazionale Spighe Verdi, ci coordineremo con gli altri comuni, solleciteremo tutti a monitorare il territorio e a chiedere gli interventi anche sanzionatori del caso.

Perchè con la xylella non si scherza. I fatti hanno dimostrato che non aver voluto eradicare, con decisione, secondo i protocolli Ue, gli ulivi infetti al manifestarsi dei primi disseccamenti in agro di Gallipoli, ha poi aperto le porte al batterio che ogni anno avanza di 30 kilometri.

L’ordinanza sindacale è uno strumento utile ma non risolutivo perchè il resto lo devono fare soprattutto gli agricoltori sui propri fondi, anche sollecitando e, se necessario, compulsando i propri confinanti a fare altrettanto”.

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