Rileggere, risentire e riscoprire tutto l'afflato poetico e la carica di sensualità che solo i versi eterni del sommo poeta Alighieri sono in grado di animare. Operazione possibile, affascinante e di sicuro successo se a proporla è un grande del teatro italiano come Giorgio Albertazzi che sulla scena del teatro ricreato appositamente all'interno del Palazzetto dello Sport  ieri ad Andria ha fatto risuonare, rimandandole a memoria, le terzine più famose della Divina Commedia: dal commovente ricordo della vicenda di Paolo e Francesca al brivido del folle volo di Ulisse per chiudere con la truce storia del Conte Ugolino scoprendo un'affascinante analogia con l'altro poeta universale: William Shakespeare. Un crescendo di intensità recitativa a scandire le tappe di un percorso tra ricordi letterari  e quelli personali di un Albertazzi adolescente  che riscopre nell'allora docente di latino, Cinita, la sua Beatrice, colei che lo avvierà ai piaceri della poesia. Accade così che il poeta spesso ossessione scolastica per gli studenti si riveli il maestro d'amore più affidabile: nella sua poesia è già scritta la storia eterna di un amore  ineffabile, indicibile con parole umane, la cui dolcezza si può accarezzare solo nel sogno, come testimonierà Shakesperare nei suoi sonetti.  Una storia, quella tra Giorgio adolescente e Cinita, mai vissuta sul piano della realtà e che pertanto la triste verità della malattia di lei in età avanzata non potrà cancellare perchè continua a rivivere nel sogno, in una fantasia letteraria in cui alla 'cartitas non è dato trasformarsi in cupiditas'. In una  sorta di lectio magistralis declamata quasi senza prendere fiato, con la complicità della bravissima Ilaria Geniatempo e le sonorità delle percussioni  di Armando Sciommeri, Albertazzi regala al pubblico andriese  due ore di buon teatro senza che questo si traduca, come sottolinea lo stesso attore, in boria o ossessione di perfezione recitativa. 'Meglio un teatro leggero'- afferma Albertazzi, impegnato in un dialogo continuo e insistente  sempre garbato con la platea, un teatro che affascini ma che faccia anche sorridere come insegnava già Protagora, il filosofo del trionfo dei sensi, che nella Grecia antica  ricordava al suo amico Platone l'importanza del sorriso in un mondo fin troppo complicato. Lezione sempre attuale perchè si sa -conclude Albertazzi – 'i greci hanno già inventato e sperimentato tutto!'. Il presente è dunque già tutto scritto nel passato.

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