“Ho una figlia di 8 anni. Occhi scuri, profondi. Sguardo intenso. Furbetto e innocente, come è tipico per la sua età. Riccioli ribelli sulla spalla, sorriso a volte schivo. Desiderosa di scoprire, con un pizzico di diffidenza. Socievole quanto basta. Attenta al pericolo, quel tanto che caratterizza l’infanzia. La guardo e la riguardo.

Oggi in maniera particolare. Graziella, 21 anni or sono, non era molto diversa. Né dalla mia bambina, né dalle tantissime coetanee della nostra città. Aveva genitori che senz’altro l’avevano messa in guardia mille e mille volte da tante cose. Come me, come noi, come i genitori fanno.

Aveva la gioia di chi conosce a memoria i luoghi che frequenta da quando è nata, insieme ai suoi nonni, insieme ai suoi cari. Una gioia che si colorava di schiamazzi, di canti, di corse spensierate, di giochi semplici.

La sua solarità era divenuta abituale per gli avventori tradizionali di Castel del Monte, per le sue guide turistiche che si fermavano alle bancarelle e non mancavano di salutarla e accarezzarla. Per gli agenti di polizia municipale che nelle estati assolate prestavano servizio ai piedi del maniero. Padrona degli spazi che vivacizzava con la sua presenza.

Graziella, insomma, era nota a tanti per quel suo spaccato di vita comune e collettivo. Ed era una bambina. La cui innocenza nessuno avrebbe mai immaginato si potesse scontrare con la brutalità umana. Di quelle che ti chiudono gli occhi per sempre, in un misto di incoscienza e follia, sotto la regia di una lucidità crudele che drammaticamente accomuna tanti giovani. Ora come allora. Ricordo ogni dettaglio di quel 19 agosto del 2000. Dov’ero, con chi… come dimenticare? La mia città dopo quella notizia che fece il giro del mondo, aveva un solo nome e una sola storia, tragica: Graziella Mansi.

E non è cambiato molto da quel momento. Tra le cose che identificano la nostra comunità c’è anche la impensabile, ma incredibilmente vera, storia di Graziella.

Andria non dimentica. Mai. Ho incontrato i genitori di quell’anima pura. Per altre ragioni e per condividere la sofferenza di una perdita che si fa fatica, da madre, ad accettare. I resti mortali di quella bimba dagli occhi belli attendono degna sistemazione. Se ne farà carico l’amministrazione. Questa che rappresento e che si stringe, tutta, al ricordo e alla preghiera. Oggi come allora. Graziella, Andria ti abbraccia!”

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