La nuova targa della toponomastica cittadina affissa oggi è unica in Andria: ci sono tre toponimi tutti fortemente collegati al luogo in cui la targa viene apposta e, ciò che è più significativo, i tre toponimi condensano sette secoli di storia della nostra città, senza soluzione di continuità.

I tre toponimi rimandano a tre aspetti fondamentali che hanno caratterizzato la vita degli abitanti della nostra città: l’aspetto sociale, l’aspetto religioso e quello imprenditoriale.

Il toponimo Gammarrota è strettamente legato all’aspetto sociale della solidarietà.

Il motto vero che contraddistingue la Città di Andria non è quello falso e servile inciso sulla porta di Sant’Andrea “ANDRIA FIDELIS NOSTRIS AFFIXA MEDULLIS” che è essenzialmente un motto che attesta la sudditanza della Città di Andria all’Imperatore Federico II, ma quello inciso sotto lo stemma della Città che oggi si trova infisso sul lato destro della facciata principale della Chiesa Cattedrale: “ANDRIA NON MINUS FIDELIS QUAM BENIGNA”, che è sinonimo di Andria fedele alla fede cristiana e, soprattutto, magnanima e generosa.

Ed è proprio a questa magnanimità e generosità che è legato il toponimo Gammarrota.

Fu, infatti, la famiglia del patrizio andriese Jacopo Gammarrota a occuparsi della realizzazione di un Ospedale chiamato di San Riccardo con una cospicua donazione.

Le fonti storiche ci testimoniano l’esistenza di questo Ospedale e di quello di Santa Maria della Misericordia, entrambi adibiti alla cura dei pellegrini e degli infermi, nel luogo dove nel ventennio 1250 – 1270 fu edificata la chiesa di Santa Maria di Porta Santa.

Per far posto alla nuova chiesa, l’Ospedale di San Riccardo fu demolito e ricostruito, utilizzando i fondi messi a disposizione da Jacopo Gammarrota, nel luogo dove ora sorge il mercato, difronte al Museo del Confetto ed alla Chiesa Cattedrale. In questo stesso luogo fu realizzato anche un altro Ospedale chiamato della Trinità.

Dell’antica famiglia patrizia andriese “GAMMARROTA” si sono occupati tutti gli storici andriesi, dal D’Urso al Petrarolo, da Nicolò Vaccina all’Agresti e da ultimo anche il neo Vescovo Mons. Luigi Renna nel suo pregevole saggio pubblicato nei Quaderni della Biblioteca Diocesana “San Tommaso d’Aquino”.

Il prof. Nicolò Vaccina – Lamartora nell’anno 1911 pubblicò la prima guida completa della toponomastica cittadina intitolata “Andria le sue Vie e i suoi monumenti” e, a proposito del toponimo Gammarrota così scrive: “Antichissima famiglia Andriese, indicata come una delle 5 patrizie alle quali si deve la fondazione degli Ospedali di S. Riccardo e della Trinità”.

Questo è l’aspetto sociale che il toponimo Gammarrota ci ricorda, con riferimento alla generosità degli andriesi, dando così un valore di merito al termine BENIGNA riportato sotto lo stemma originario della città di Andria.

Il toponimo Vico dietro le Monache è strettamente collegato a quello di Gammarrota e all’aspetto religioso dei luoghi.

Nell’anno 1562 sempre la famiglia Gammarrota, insieme alle altre quattro famiglie patrizie di Andria, Marulli, Fanelli Media, Superbo e Quarti, si rese disponibile con cospicue donazioni e utilizzando anche un lascito del Vescovo di Andria Mons. Florio, a reintrodurre in Andria un Monastero delle Monache Benedettine.

Ottenuta l’autorizzazione dal Papa Pio IV con Bolla del 4 maggio 1563, furono iniziate la demolizione dei vecchi due Ospedali di San Riccardo e della Trinità e la costruzione nello stesso luogo, cioè difronte alla Chiesa Cattedrale, del nuovo Monastero delle Monache Cassinesi Benedettine con annessa nuova Chiesa che conservò il nome di SS. Trinità come quello dell’Ospedale demolito. Nell’anno 1582 furono inaugurati sia il Monastero sia l’annessa Chiesa della SS. Trinità, qui, nello stesso luogo dei due Ospedali, difronte al Museo del Confetto ed alla Chiesa Cattedrale.

E ritroviamo anche lo stemma della città, che non fu realizzato contestualmente al Monastero ma certamente in epoca antecedente, forse all’epoca della realizzazione degli Ospedali, perché è inciso su una lastra di pietra separata dal portale del Monastero al lato del quale fu affisso, come ora lo si vede sulla facciata destra della Chiesa Cattedrale. Se fosse stato realizzato contestualmente al portale del Monastero sarebbe stato strettamente connesso ad esso e non completamente separato: è evidente che è un reperto di risulta dalla demolizione dell’antico Ospedale, recuperato e infisso vicino al portale per ricordare la magnanimità delle famiglie patrizie.

Il Toponimo Vico dietro le Monache fu dato alla stradina alla spalle della Chiesa della SS. Trinità e del Monastero.

Negli anni 1938-1939, sia il Monastero delle Monache Benedettine che l’annessa Chiesa della SS. Trinità furono abbattuti e si creò un largo spazio libero denominato piazza Duomo.

Quando in questo spazio vuoto fu realizzato l’edificio del nuovo Mercato, il Vico dietro le Monache fu ridenominato con il toponimo Via Gammarrota.

L’aspetto imprenditoriale del luogo lo si può datare all’anno 1894 quando, all’età di 15 anni, Nicola Mucci inizia la sua avventura imprenditoriale come apprendista a Napoli presso la famosa scuola della famiglia svizzera CAFLISCH dove si specializza nell’arte di produrre confetti, caramelle e cioccolatini, arte che mette subito in atto quando torna ad Andria e introduce innovazioni nella pasticceria di suo padre Raffaele in Via De Anellis, in prossimità del Monastero delle Monache Benedettine. Da quel momento ad Andria si cominciò a produrre confetti.

Nicola Mucci subito rivelò qualità di imprenditore e si affrettò ad allestire un suo laboratorio e poi un caffè in Via de Excelsis.

Nell’anno 1902 la piccola fabbrica di confetti di Nicola Mucci fu trasferita in Via De Anellis dove, con successivi allargamenti, finì con l’occupare tutto l’isolato dove oggi è allestito il Museo del Confetto.

Nel 1926 l’Azienda Mucci era molto cresciuta tanto che, per far fronte alle esigenze di spazio, Nicola Mucci fece costruire un nuovo grande stabilimento in Via Ospedaletto in cui, oltre alle numerose varietà di confetti, si produssero cioccolatini di varie forme, di puro cioccolato e ripieni, e poi anche liquirizie, gelatine e il famoso liquore Saturno, già brevettato nel 1911, che ha ricevuto numerosi premi.
Già a partire dall’anno 1900 molti sono stati i riconoscimenti ricevuti per i suoi prodotti dalla Ditta Mucci Nicola, sia nazionali che internazionali. Ne ricordo solo alcuni:
1900 medaglia di bronzo all’esposizione internazionale di Parigi;
1910 medaglia d’oro all’esposizione internazionale di Bruxelles;
1911 medaglia d’oro all’esposizione internazionale di Roma, medaglia d’oro e gran croce all’esposizione internazionale di Parigi, medaglia d’oro e gran croce all’esposizione internazionale di Londra;
1911 medaglia d’oro dell’Accademia degli inventori industriali di Francia;
1930 medaglia di riconoscimento di Casa Sabauda per la festa di nozze del principe Umberto di Savoia con la principessa del Belgio Maria José per aver fornito i suoi confetti.

Numerose sono state le recensioni sui giornali e riviste specializzate.
Ad Andria molti furono i caffè aperti da Nicola Mucci e suo padre Raffaele: in piazza Catuma, e nelle vie De Anellis, De Excelsis, Vaglio, Bologna, in Corso Cavour e in Via Ruggiero VII.

Nel 1935 l’azienda passò ai suoi figli Raffaele e Giovanni che, animati da orgoglio e muniti di specifiche competenze, continuarono l’attività paterna dell’arte confettiera.

Mario Mucci, figlio di Giovanni, ha incrementato l’attività dell’azienda, operando un grande salto di qualità e con umile orgoglio, come afferma il prof. Palumbo, ripete: “In ogni confetto che si produce nella fabbrica Mucci Giovanni c’è un’anima, ci sono 122 anni di sapere, di ricerca, di passione. Tutto questo rende i confetti Mucci Giovanni unici e pregiati”.

Oltre a continuare la nobile ed antica tradizione del padre Giovanni e del nonno Nicola, il signor Mario Mucci, insieme ai suoi figli, è anche l’artefice dell’allestimento e dell’istituzione in Andria, nei locali storici dell’Azienda, di un museo dell’arte dolciaria “per offrire alla memoria collettiva la testimonianza della eccezionale dedizione e competenza della storica azienda dei confetti Mucci”.

Sono stati recuperati e restaurati diversi antichi macchinari per la produzione dei confetti: le caldaie di fine Ottocento chiamate Branlante per la lavorazione a mano dei confetti, le Pelamandorle degli anni ’20, le confettatrici a vapore chiamate Bassine datate 1910, le Impastatrici del cioccolato del 1915, le Modellatrici per gianduiotti del 1920, il Vacuum dei primi del Novecento per la cottura dello zucchero sotto vuoto, ed inoltre utensili e stampi di ogni tipo e preziosi documenti attestanti riconoscimenti anche internazionali.

Il museo del confetto è stato inaugurato e presentato agli organi di stampa il 29 settembre 2005 ed ha ottenuto il riconoscimento ufficiale dall’Amministrazione del Comune di Andria nel giugno 2009. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con proprio Decreto del 19 maggio 2011, ha ufficialmente riconosciuto il museo con l’attribuzione del nome Antica Confetteria e Museo del Confetto “Giovanni Mucci”.

Il museo del confetto allestito nei locali storici dell’Azienda Mucci Giovanni è l’unico museo esistente in Andria, visitabile, testimone di un’archeologia industriale dell’arte dolciaria che è stata ed è un fiore all’occhiello per la nostra città.

Andria, 20 ottobre 2016
ing. Riccardo Ruotolo

Via-museo-del-confetto-7

Via-museo-del-confetto-6

Via-museo-del-confetto-5

Via-museo-del-confetto-4

Via-museo-del-confetto-3

Via-museo-del-confetto-2

5-Immagine targa

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" ne autorizzi il loro utilizzo.

Chiudi